Torna all'itinerario
Fu costruito intorno alla metà dell'800 e progettato dall'architetto palermitano Tommaso Di Chiara, il quale disegnò anche il palazzo dei Galletti di Palermo ubicato in piazza Marina. Tra i due palazzi, infatti, prevale un linguaggio neogotico e soluzioni decorative presenti nelle facciate. Articolato in origine da due corpi, sopravvive solo quello superiore; l'altro, invece, negli anni '80 del secolo scorso è stato abbattuto per ospitare una banca. Una rampa in conci di pietra, tuttora esistente, metteva in comunicazione i due livelli, collegamento facilitato anche dalla presenza di cavità artificiali. Testimonianza dell'architettura neogotica, il palazzo comprende un piccolo giardino chiuso da una cinta muraria merlata. Alcuni elementi abbelliscono la facciata, quali le raffinate fantasie a quadrifoglio che fungono da inferriata nella loggetta e nei balconi. La famiglia Galletti solo di rado frequentava il palazzo in quanto dimorava stabilmente a Palermo, mentre per sfuggire all'afa e al caldo della città si rifugiava nella loro villa di Bagheria.
La famiglia Galletti si impossessò della baronia di Fiumesalato nel 1549 per effetto del matrimonio tra Nicolò Lancilotto e Violante Jean Salomone, la quale portò in dote tale possedimento. Al suo interno si trovava il feudo Pirato articolato in molte contrade, tra cui quella di San Cataldo punteggiata qua e là da alcune case, testimonianza dell'antico casale Caliruni. Nel 1607, Nicolò Galletti chiese e ottenne in via provvisoria la licentia populandi e così ebbe inizio la storia del paese. I Galletti, in diversi momenti, costruirono alcuni palazzi, tra cui quello che è possibile ammirare solo esternamente. Situato lungo l'arteria principale dell'abitato, un tempo trazzera regia, si presenta fortemente manomesso e in cattivo stato di conservazione.
Nel 1780 fu installato l'orologio con quattro quadranti e nel 1959 la torre fu abbattuta, e successivamente ricostruita su progetto dell'ingegnere Alfonso Augello.
Costruita nel 1849, fu aperta al culto nel 1868 e dedicata alla Madonna Addolorata come era stato espresso dal committente.
Un impianto architettonico scenografico e maestoso per drammatizzare la sacra rappresentazione della Scinnenza e per custodire le vare della via Crucis.
La facciata si ispira a modelli tardo-rinascimentali e accoglie un portale a tribuna affiancato da due severi portalini timpanati e un campanile a vela con due fornici.
Il quartiere si snoda seguendo un andamento a spirale che dà vita ad un susseguirsi di caratteristiche scalinate, intimi e solitari viuzze e cortili.
Aperta al culto nel 1620 per volere del fondatore del paese, trova collocazione su una necropoli di epoca preistorica e nei pressi del castello.
Eretta nel 1947 sotto il titolo della Madonna delle Grazie, fu consolidata nel 1958. L'anno dopo fu solennemente riaperta al culto. Recentemente, nel 2014, la chiesa è stata restaurata.
Costruito nell'800 e progettato dall'architetto palermitano Tommaso Di Chiara che disegnò anche il palazzo dei Galletti di Palermo ubicato in piazza Marina.
Nella seconda metà del '700 la chiesa del Purgatorio fu governata dalla confraternita del Signore del Mestiere sino al 1820.
La prima testimonianza della sua esistenza risale al 1710. Nel 1860 fu ricostruita da maestranze locali e nissene per volere di un facoltoso “borghese” Giacomo Oddo.
Sorta nel '600, la chiesa fu ricostruita nei primi anni del '700 e ulteriormente rimaneggiata nella prima metà del secolo successivo.